lunedì 29 marzo 2010

Volcano



E una volta arrivati... Il vulcano! Bastava sporgesi e guardare, come se si trattasse di una pentola enorme sul cui bordo ci appoggiavamo noi, formichine infreddolite. Dentro al cratere, rughe di fuoco. La lava gorgogliava, e sprizzi e bolle infuocate salivano lungo le linee di rottura di quella crosta friabile e rovente. Che spettacolo vedere l'alba sull'orlo del cratere! Vedere il cielo che si accendeva di azzurro e le linee del paesaggio che si riempivano poco a poco di colori, nella bruma del mattino.

Eravamo stanchi, oh se lo eravamo. Abbiamo passato la nottata stretti dentro quelle tende, sull'orlo del precipizio. Pioveva, ha piovuto tutta la notte. Niente barbecue per noi, nè chiacchiere attorno al fuoco. Ma stretti stretti nelle tende, abbiamo vissuto la notte del Nyragongo, ululante, scrosciante. Col freddo, l'acqua che filtrava, tutte le coperte che si bagnavano. I vestiti fradici e ghiacciati da indossare la mattina, le scarpe trovate al bordo della tenda piene d'acqua, come tazze di the. Per tutta la notte, il vulcano di roccia nera si agitava nella sua rabbia, dentro al calderone del suo bacino. Un vulcano attivo, della Rift Valley Africana. E noi, sferzati e frustati da quella pioggia e da quelle spine, l'avevamo conquistato.

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