mercoledì 10 marzo 2010

La festa della donna




Per la festa della donna, il nostro programme di Gender Based Violence ha organizzato delle manifestazioni in tutti i diciassette siti in cui operiamo. Lavorando con gruppi di donne locali, sono stati preparati dei piccoli spettacoli per sensibilizzare le persone del posto all’uguaglianza tra uomo e donna. Il Congo e’ conosciuto come « la capitale mondiale degli stupri » o « il peggior posto al mondo dove essere donna ». Il lavoro per noi non manca.

Lunedi’ e martedi’ ho visitato due villaggi, il primo era un luogo poverissimo ai piedi di una montagna triangolare e ipnotica, il secondo proprio al confine con l’Uganda, entrambi immersi nel verde intensissimo del Congo orientale. Le nostre donne vestivano il tessuto colorato che abbiamo fornito noi, come una sgargiante uniforme africana. Erano belle, e hanno attraversato tutto il villaggio cantando canzoni scritte da loro sul tema delle donne. Io ho partecipato alla marcia, camminavo a fianco a loro, sentivo le loro voci e i loro fischietti, il loro battere di mani mentre cantavano in Swaihili.

Una volta arrivate nei pressi della scuola del paese, le nostre ragazze hanno dato vita a piccole rappresentazioni sul tema della violenza domestica o dell’importanza dell’educazione per le bambine. Intorno a loro si e’ raccolto un grande pubblico : in questi villaggi sonnolenti, occasioni di divertimento come queste sono merce rara. Le rappresentazioni erano lunghissime, ma il pubblico non sembrava annoiato. In una cultura orale, forse la gente e’ piu’ abituata ad ascoltare. E poi ci sono stati giochi a premi, per chi indovinava le risposte a domande legate ai diritti delle donne. Era bello vedere la gente che partecipava, che ascoltava. Non tutti, e non tutti avranno colto il messaggio. Ma certamente qualcuno si’.

Mi bruciavano gli occhi per il riverbero della luce equatoriale, avevo le guance scottate dal sole, avevo caldo. E pensavo che non avrei voluto essere in nessun altro luogo al mondo che quel cucuzzolo sperduto. Mi sono sentita cosi’ fortunata ad avere un lavoro in cui credo. Pur con tutte le distorsioni che possono esistere nel mondo dell’umanitario, qualcosa di buono verra fuori da tutti questi sforzi. Ci credo fermamente. Nonostante tutti gli sbagli, le incompletezze, gli sprechi. Qualcosa si muove, tenace come la determinazione dei miei colleghi, come la mia. Come la determinazione di queste donne che danzano davanti a me nell’erba, per spargere un messaggio di giustizia, festeggiando l’8 Marzo.

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