mercoledì 17 marzo 2010

Fango


Settimana scorsa ho sperimentato uno dei grandi classici della vita sul terreno. L’embourbement. Ovvero, l’impantanamento. Succede sempre, e’ uno dei motivi piu’ citati per il fallimento delle missioni sul campo. Specie in luoghi remoti dalle strade impervie. Specie dopo la pioggia.

La strada sterrata si fa cosi’ piena di fango che perfino gli enormi macchinoni Toyota con quattro ruote motrici rimangono presi in quelle sabbie mobili. E allora si scende, si guarda, si spala la palta, si spinge la macchina. Che Dio benedica gli autisti, fanno un lavoro eccezionale e non si danno mai per vinti. Arriva la gente del posto, cinque bambini per ogni adulto, e mentre gli adulti ci aiutano i bambini osservano impressionati le persone dalla pelle « al contrario » che siamo noi bianchi. Ridono e scappano appena li guardiamo. Fa caldo e si comincia a fare il conto delle bottigliette d’acqua. Si spera che non ci sia pericolo, che non cali il sole. Per fortuna si viaggia sempre in convoglio, ci sono altri due veicoli che possono tirare o spingere.

I telefonini sono fritti in mezzo quelle montagne meravigliose. Verifichiamo se prende la radio, o il codan, cerchiamo i codici della base piu’ vicina, lanciamo il segnale. Ci siamo dimenticati a casa il telefono satellitare, accidenti. Se proprio non riusciamo a venirne fuori si puo’ sempre chiamare la MONUC, che è qui per proteggerci e aiutarci. Come settimana scorsa, quando la nostra collega e’ rimasta impantanata tutta la notte. C’era il fango che arrivava fino alle cosce, nemmeno l’ONU riusciva a tirarli fuori, ma almeno i caschi blu hanno fatto i turni di guardia durante la nottata e hanno portato da bere e da mangiare. Faceva un freddo cane in montagna di notte, mi dicono. E c’e’ sempre la paura che spuntino i gruppi armati, per questo hanno mandato a casa le ragazze. La coordinatrice invece e’ rimasta con i suoi uomini e coi militari su quella strada fangosa fino all’una del giorno dopo, alla faccia della paura.

Mentre sono immersa in questi pensieri sento d’un tratto delle grida festose, un applauso. La macchina e’ liberata, dopo due ore di sforzi. Menomale! Ma oramai e’ tardi, la missione e’ rimandata, dobbiamo tornare indietro. E’ contro il regolamento trovarsi in strada dopo le 4 del pomeriggio, e sono gia’ le 2. Sudati e sporchi, rientriamo alla base.

2 commenti:

  1. Bellissimo blog. Sto lentamente leggendo i post. Ho vissuto a Goma per sei anni. Anzi: i primi 9 mesi (era la fine del 2003) a Walikale. Poi qualche mese a Uvira, poi Goma, con lunghe missioni in tutto il Masisi e il rutshuru. In seguito un annetto a Bukavu (PEAR) per poi rientrare su Goma. Me ne sono andato nel giugno scorso. Il mio cuore e' ancora la', sulla lava, sotto il vulcano. Conosco passo passo le strade di cui racconti, i villaggi in cui lavori. Provo una nostalgia fuori dal comune nel leggere i tuoi post. Mi mancano persino per i guai, gli imprevisti, le follie dell'est Congo, il furto legalizzato dei libanesi del supemarket (ma uno ha chiuso? Era due: lo Shopper e il Kivu Market!).
    E per Rutshuru, tranquilla. Sono ragazzi... teste calde... Ma la mediazione si trova sempre. Sono abituati al circo umanitario. Da piu' di 20, poveri cristi. Alle fine del 2008, come saprai, hanno patito l'ennesima crisi. Kibati, Kibumba, Rugari, Rutshuru. Devastati dall'ennesimo conflitto.
    Dopo una rapida missione in RCA, adesso sono nella "maledetta" Haiti. Eh si', vi abbiamo portato via qualche soldo. Non ci voleva. Quello del Congo viene spesso chiamato, in gergo mediatico, conflitto dimenticato. E' un controsenso: per dimenticare qualcosa bisogna prima conoscerla. Il conflitto del Congo e' semplicemente sconosciuto. Ma letale. Logorante.
    Buon lavoro. Se vuoi qualche news dell'altro emisfero, cercami su FB.
    edo tagliani
    PS: se la geografia delle ONG non e' cambiata, faccio 2+2 (Rutshuru+RRM) e immagino che tu sia sotto le bandiere di IRC... Mia moglie (Camilla) era RRM manager per IRC insieme a Aisha Bain. Salutami quel bastardo di GuillameSauval. Digli che l'edo lo aspetta a Port au Prince... Ciao.

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  2. Hey, ma che sorpresa questo bellissimo commento! Ti cerco immediatamente... - PS: I libanesi ci sono ancora, tutti e due. Ho di che scriverne, prossimamente ;)

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