sabato 17 aprile 2010

Lucky girl

Sono fortunata. Oh, se sono fortunata. Non solo perché ho un lavoro che adoro, sono in un posto interessantissimo, i miei colleghi sono meravigliosi, la gente che incontro in città è mediamente più emozionante e stimolante del novantanove percento delle persone che incontrerei a Milano. Non solo perché vivo al caldo, su una bella casa sul lago e passo tutte le pause pranzo su una veranda sull’acqua dalla bellezza mozzafiato. Ma anche perché – concedetemela, un po’ di leggerezza - anche stamattina il giardiniere ha raccolto fiori freschi che ha lasciato in un vaso sul tavolo, e abbiamo un cuoco che cucina per noi, e guardie per proteggerci, e autisti che ci portano ovunque vogliamo, e qualcuno che lava e che stira al nostro posto. Non mi sembra vero, di essere trattata come una principessa.

Dopo tutti gli anni vissuti da studentessa giramondo, dopo la mia vita Bohème di Bruxelles, sempre al verde. A lavare le mie cose nelle lavanderie a gettone, e portare sacchi della spesa pesantissimi da sola, ad andare ovunque a piedi, di giorno, di notte. Ad arredare la casa con divani e tavoli regalati dagli amici, poi pitturati di azzurro. A comprare i mobili al Salvation Army, dove abbiamo pure trovato una pentola blu, per un euro soltanto, la nostra pentola preferita. Blu come tutto il resto della casa: facevamo finta di vivere sul Mediterraneo, anche se fuori pioveva sempre. A comprare dopo mesi una lavatrice a 20 euro su e-bay con lo sportello che non si chiudeva e bisognava fare un castello di sedie per premere contro l’oblò ogni volta che si doveva lavare qualcosa.

Adoravo Bruxelles, la vita scanzonata da daydreamers che facevamo. Con la consapevolezza che avevo una famiglia alle spalle che avrebbe potuto intervenire in qualunque momento, che mi aiutava sempre. Ma era bello tuffarsi nella vita ad occhi chiusi, così, senza troppe reti. E ora sono qui, tre anni più grande, tre anni più vecchia. Che scrivo col mio computer guardando un lago Africano, sotto un albero di avocado. Mentre il mondo intero si prende cura di me.

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