mercoledì 10 febbraio 2010

Spot the differences

Non sopporto la differenza tra noi e loro. Quando mi hanno detto quanto guadagna il mio assistente mi è venuto un colpo. Praticamente quello che io prendo di per diem. In più a me arriva lo stipendio.

Una differenza enorme che si giustifica a vari titoli. Per esempio, noi espatriati dobbiamo avere degli stipendi comparabili a quelli dei nostri coetanei europei, altrimenti nessuno più vorrà lavorare nel settore umanitario. D'altro canto, anche i locals devono essere pagati secondo i loro standards, anzi già si prendono un bello stipendietto, comparato alle altre persone del posto. Poi si può dire che noi espatriati abbiamo qualifiche infinitamente più alte. Lavoriamo infinitamente di più. Abbiamo infinitamente più responsabilità.

Può essere. Anzi certamente è così, nella maggior parte dei casi. Ma io penso al mio assistente, che è bravissimo. Che si sta laureando in ingegneria. Che viene la mattina alle otto e se ne va nel tardo pomeriggio. Che un sacco di volte mi ha spiegato le procedure, specialmente durante i miei primissimi giorni a Goma. E penso che non è giusto che tra me e lui ci sia una differenza così abissale, solo perchè lui ha avuto la sfiga di essere nato in Congo. Sarà una banalità, ma è una banalità che io guardo in faccia tutti i giorni.

E quindi lui non ha i soldi, non ha la casa sul lago, non ha il pranzo preparato dal cuoco. Oggi dopo la pausa gli ho chiesto ancora una volta di venire a mangiare da noi, non fa bene saltare il pranzo. Lui ha risposto che è "complicato". Poi stasera qualcuno ha fatto la battuta che "alcuni restano in ufficio fino a tardi perchè sperano di approfittare di un passaggio con le macchine degli expats". Lui mi ha guardata negli occhi, e poi ha bisbigliato, serissimo: "Odio queste cose. Torno a casa a piedi, piuttosto di far credere che lavoro fino a tardi per avere un passaggio. Ed è per questo che è meglio non andarci, nella casa degli expats, per pranzo".

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