Il Rwanda è un paese ricco, rispetto a qui. Ci sono le strade asfaltate, i campi coltivati. A Kigali ci sono pure un paio di centri commerciali. E poi è un paese sicuro, le nostre regole ci permettono addirittura di prendere i mototaxi. C'è una dittatura Tutsi talmente forte che non vola una mosca. Basta sollevare un attimo la voce e questi ti tirando fuori la storia del genocidio. Son quindici anni che lo nominano un giorno sì e un giorno no, il genocidio, per far tacere gli oppositori.
Qualche segno di insofferenza, però, comincia a venire fuori. Due settimane fa Kigali sono scoppiate un paio di granate, e l'altro ieri l'incidente si è ripetuto. C'è chi dice che Kagame può essere rimosso solo con le armi, visto che le parole non si possono usare. Forse. Fatto sta che le elezioni sono fra sei mesi. E il Rwanda continua ad essere - seppur bella infiocchiettata tra le sue milles collines - una bomba a orologeria.
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