Arrivederci Kenya, almeno per ora. Me ne vado con le tasche piene di piccoli, preziosi momenti da ricordare.
Come la vista dalle colline del Ngong e la visita della casa di Karen, con i mobili antichi e il famoso orologio a cucu’. Come le giraffe da accarezzare, creature gentili. Come il negozietto di arte africana in cui mi ha portato il mio Masai, in cui ho fatto la trattativa piu’ lunga e divertente della mia vita: un’ora intera a mercanteggiare il prezzo di un bellissimo batik. Esordire dicendo che vivo in Africa ha cambiato subito le regole del gioco. E che gioco! Lanciare prezzi contraddittori, fingere di andarsene, chiamare l’ultimo prezzo, farsi apprezzare come fellow African con le scarpe da ginnastica ancora infangate dall’ultimo giro sul campo.
Come un buon caffe’ all’hotel piu’ antico e lussuoso della citta’, in architettura coloniale. Come una passeggiata nella giungla urbana. Come un sushi africano con birra Tucker.
Come un ristorante eritreo dove io, M e K abbiamo mangiato con le mani. E poi siamo andate al cinema, dato che in Congo di cinema non ce n’e’ nemmeno a Kinshasa. Siamo arrivate con mezz’ora di ritardo e abbiamo trovato la sala chiusa: non c’erano clienti e non avevano proiettato il film. Ma noi abbiamo fatto chiamare il cassiere e l’abbiamo implorato di aprire la sala, solo per noi. E lui ce l’ha aperta per davvero. Cosi’, sole in tutto il cinema, ci siamo viste Alice nel Paese delle Meraviglie, che in un certo senso e’ la storia di tutte noi. E’ stato bellissimo.
Come la vista dalle colline del Ngong e la visita della casa di Karen, con i mobili antichi e il famoso orologio a cucu’. Come le giraffe da accarezzare, creature gentili. Come il negozietto di arte africana in cui mi ha portato il mio Masai, in cui ho fatto la trattativa piu’ lunga e divertente della mia vita: un’ora intera a mercanteggiare il prezzo di un bellissimo batik. Esordire dicendo che vivo in Africa ha cambiato subito le regole del gioco. E che gioco! Lanciare prezzi contraddittori, fingere di andarsene, chiamare l’ultimo prezzo, farsi apprezzare come fellow African con le scarpe da ginnastica ancora infangate dall’ultimo giro sul campo.
Come un buon caffe’ all’hotel piu’ antico e lussuoso della citta’, in architettura coloniale. Come una passeggiata nella giungla urbana. Come un sushi africano con birra Tucker.
Come un ristorante eritreo dove io, M e K abbiamo mangiato con le mani. E poi siamo andate al cinema, dato che in Congo di cinema non ce n’e’ nemmeno a Kinshasa. Siamo arrivate con mezz’ora di ritardo e abbiamo trovato la sala chiusa: non c’erano clienti e non avevano proiettato il film. Ma noi abbiamo fatto chiamare il cassiere e l’abbiamo implorato di aprire la sala, solo per noi. E lui ce l’ha aperta per davvero. Cosi’, sole in tutto il cinema, ci siamo viste Alice nel Paese delle Meraviglie, che in un certo senso e’ la storia di tutte noi. E’ stato bellissimo.
ti invidiamo un po' tutti!
RispondiEliminaChe bello che ora puoi lasciare i commenti anche tu! Mi invidiate perche' non ho scritto che ho passato il 95% del tempo dentro all'hotel, equalmente suddiviso tra camera e sala conferenze... ma il restante 5% e' stato intenso!
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