E’ incredibile. I bambini nei villaggi africani possono passare ore ed ore a guardati senza mai stancarsi. Anche se stai ferma. Ti guardano, fissi, insistenti, con i loro occhi che inchiodano. E se ti muovi, ti seguono. Qualunque cosa tu faccia, come fossi un’alieno, sciami di bambini che seguono ogni tuo singolo passo.
Nel villaggio in cui sono stata lunedi’ scorso, ho trovato i bambini irritanti, e a tratti spaventosi. Appena arrivata, la mia collega e l’autista sono scesi dalla macchina lasciandomi sola nella jeep per cinque minuti. In un baleno, ci saranno stati cinquanta bambini intorno a me. Che mi guardavano, facevano le facce. Mi chiedevano biscotti. Donne-moi les bon-bons, muzungu! O soldi. Donne-moi l’argent! Non facevano altro che chiedere, schiacciati intorno alla macchina. Io avevo paura che entrassero, che aprissero le portiere. Non vedevo l’ora di andarmene da quei nasi schiacciati contro i vetri.
Durante tutta la festa i bambini hanno continuato a venire da me, guardarmi, fissarmi, seguirmi. Senza mai toccarmi. Volevano vedere cosa facevo, chiedermi cose da mangiare. Non so chi abbia insillato nelle loro teste questa mentalita’ da accattoni, cosi’ poco dignitosa. Ad un certo punto faceva cosi’ caldo che sono andata a ridosso della scuola, all’ombra. Era un luogo nascosto, ma mi hanno trovata. Mi sono trovata una ventina di bambini davati, con gli occhi neri sgratati e puntati sulla mia faccia. Donne-moi l’argent, donne-moi les bons bons. Sono dovuta fuggire.
lunedì 15 marzo 2010
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