Eccomi. Sono sul terreno. Questo ho voluto e questo ho ottenuto. Lontano dalle comodità di Goma, nell'inglorosa Kitchanga, al confine tra Rutshuru e Masisi. Una tipica zona calda, dove ci sono combattimenti ogni due per tre e quindi i villaggi sono ancora più poveri e feriti degli altri.
Non ho tempo di spiegare il nostro programma, solo di dire che in momenti come questo non credo proprio di essere fatta per la vita sul field. Sto scrivendo dall ufficetto di un francese gentile di UNHCR che mi sta prestando il suo computer. Fuori pioviggina, e l'unica strada sterrata del paese è un pantano micidiale. Mangeremo in una capannetta prima che faccia buio perchè l'elettricita non esiste e il coprifuoco è prestissimo. E vada. Mangeremo fufu, foglie di manioca bollite, banane lesse e patate cotte. E vada. Non mi piace molto l'idea di mangiare con le mani in un posto lurido come questo ma non ci posso fare nulla.
In albergo non c'è l'elettricità, e questo da un po' fastidio perchè abbiamo solo le candele, che non sono il massimo dela praticità per leggere e lavorare. Poi. In albergo non c'è la doccia! C'è solo un rubinetto all'esterno della casa da cui ci si puo lavare col secchio; e io penso di evitarmelo perchè non la privacy non è esattamente garantita. Forse potremo fare la doccia stasera dalla casa ancora vuota che stiamo affittando, ma senza acqua calda. E qui che ci si creda o no fa freddo perchè siamo in montagna.
E per finire in albergo non c'è nemmeno il bagno, solo la latrina ossia scatola-di-legno-puzzolente-con-il-buco, fuori dall edificio. E ho già menzionato gli escrementi di capra nel corridoio? Ommioddio voglio tornare a casa...
mercoledì 16 giugno 2010
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