Tutte le organizzazioni hanno creato misure di sicurezza speciali per far fronte a questa settimana, noi addirittura chiudiamo gli uffici. Il nostro management ci regala 2 giorni di ferie e ci incoraggia a prendere gli altri 2 per andarcene fuori dal paese per tutta la settimana. Per chi resta, il 29 e il 30 giugno bisognerà restare confinati in casa, senza mettere il naso fuori. E dobbiamo prepararci una borsa di sicurezza con documenti e vestiti per 2 giorni, in caso fosse necessaria una breve evacuazione. Senza dubbio un'esagerazione, ma le regole sono regole.
Io ho cercato di usare questa possibilità per andare a farmi un giro nei paraggi, ho convinto 3 o 4 amici a prendersi qualche giorno di congedo ed andare tutti in gita a Bujumbura, la capitale del Burundi sul lago Tanganika. Tutto dicono che sia deliziosa. Ma il piano non ha funzionato. Ci sono le elezioni il 28 giugno, in Burundi, e si prevedono scontri. Tutti i viaggi sono sospesi.
Cerco di ripiegare sul solito Rwanda, qui a portata di mano. Magari un giro a Kigali, la capitale, per vedere il famoso museo del genocidio e per andare a caccia dei posti di cui ho letto nei libri. O se non fosse possibile Kigali, magari anche solo Gisenyi, qui a fianco, per nuotare nel lago e passeggiare sulle strade circondate da oleandri. Ma ci sono nuove regole, adesso, e chi non ha il visto permanente (come me) non può più varcare il confine. Ho cercato di spiegare alla frontiera che farò il visto permanente il mese prossimo, ma fino a dopo il 30 giugno non posso mandare il passaporto a Kinshasa per motivi di sicurezza. Niente da fare, non mi hanno fatta passare.
Farò vacanza in terrazza, con i miei libri. Rispettando tutte le regole.
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