Penso che siamo tutti d'accordo. Quando ci si sveglia alle cinque e mezza di mattina, l'unica cosa che puo' restituire forme e colori a un mondo altrimenti irreparabilmente annebbiato dal sonno e' un sano cappuccino.
All'aeroporto di Goma - bien sur - bisogna sapersi accontentare. Il "cappuccino" non esiste, e benche' il tutto non sia la somma delle parti, si e' obbligati a scendere di default al triste compromesso coffee-plus-milk.
E magari fosse cosi' semplice. Viene fuori che il caffe' consiste in una brocca di acqua calda e una bustina di STAR coffee, l'omologo ugandese del Nescafe. E il latte e' latte in polvere. Lo so (lo so!) che oramai non dovrebbe piu' essere una novita'. Ma stamattina - sara' il sonno - non ho potuto fare a meno di restarci male.
"Ma non c'e' latte?" "E' qui, madame". "No, dico latte vero". "E' latte vero". "Latte liquido". "Liquido?". "Si, il latte normalmente e' liquido". "Madame scherza". "No che non scherzo, quando il latte esce dalla mucca e' liquido, no?" Il cameriere mi guarda con sospetto e poi ride, come se avessi detto la cosa piu' buffa del mondo.
E' un collega ad illuminarmi. Qui in Congo, bere il latte liquido e' considerata un'usanza strana. In Nord Kivu c'e' solo una tribu' che lo fa, e per di piu' rwandofona. Una tribu' dedicata alla pastorizia che beve il latte delle proprie mucche e delle proprie capre. Per gli altri congolesi, si tratta di una pratica un po' selvaggia. E a dirla tutta, anche leggermente disgustosa.
lunedì 6 dicembre 2010
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