venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale, maman.

E’ Natale e voglio raccontare una storia. Per una volta, una storia Congolese a lieto fine.

Si tratta di un’intervista che ho raccolto settimana scorsa, quando nauseata dalla vita di Goma ho deciso di ritirarmi sul terreno in Sud Kivu alla ricerca del senso di ciò che sto facendo. La squadra di violenze sessuali ha trovato alcune beneficiarie disponibili raccontare la loro esperienza, e mi ha procurato un interprete francese-swaihili. Le regole le conoscevo, nemmeno bisogno di ripeterle. Niente foto, niente nomi, solo testimonianze anonime.

V: Jambo maman.
M: Jambo sana, dada.
V: Ha voglia di raccontarmi come è entrata a far parte di questa associazione di donne del villaggio?
M: E’ successo un giorno di due anni fa. Una mattina ero andata nei campi per la raccolta del mais. Allora avevo un piccolo campo in una zona poco fertile di queste colline. Non era ideale, ma era quanto mi potevo permettere, e lo coltivavo assiduamente. Quel giorno di due anni fa, dicevo, io e le mie compagne siamo state assalite da un gruppo di militari Interhamwe che si aggirava nella zona.
V: E che cosa è successo?
M: E’ stato terribile. Ci hanno rubato tutto il raccolto. E hanno usato violenza contro di noi.
V: In quante eravate, maman?
M: Eravamo una ventina, ma loro erano armati e molto più numerosi di noi. Dopo il fatto, noi siamo tornate al villaggio, e abbiamo trovato ad accoglierci questo gruppo di donne informate dell’accaduto, pronte ad aiutarci.
V: E che cosa hanno fatto per voi?
M: Ci hanno indicato l’ospedale di referenza.
V: Lei era stata ferita?
M: No.
V: Ma aveva bisogno comunque di andare in ospedale, vero?
M: Sì, dada… E dopo il trattamento medico ho cominciato un piccolo ciclo di incontri con un’assistente psicosociale. E’ da allora che ha deciso di diventare membra del gruppo.
V: E per il momento è contenta di questa decisione?
M: Sì, molto.
V: Che cosa la rende contenta?
M: E’ stato molto bello incontrare l’assistente psicosociale. Mi ha aiutato molto dopo quello che è successo… sono davvero grata per questo servizio.
V: E che altro?
M: Col tempo sono venuta a conoscenza delle altre attività del gruppo, per esempio del fatto che esiste un fondo comune da cui i membri possono prelevare un prestito. Io ne ho usufruito e ho preso in affitto un nuovo campo, in una zona più fertile. Costa quindici dollari all’anno ma con quello che coltivo riesco a ripagarlo e a guadagnarci qualcosa.
V: Ottimo. E in cos’altro è stata utile l’associazione?
M: Abbiamo comprato dieci capre in comune. Non sono molte per un gruppo di ottanta membri, ma ci possiamo ripartire i cuccioli. Io per esempio mi sono offerta di curare una delle capre, e il primo piccolo è stato dichiarato di mia proprietà.
V: Quindi ora possiede una capra tutta sua. Non di suo marito, ma sua.
M: Esatto. E quando la mia capra ha fatto dei piccoli li ho rivenduti per 25 dollari l’uno, e ho potuto pagare la retta della scuola di mio figlio.
V: Ben fatto! E ha seguito anche qualche corso organizzato dall’associazione?
M: Sì, due. Uno sulle tecniche agricole, e uno di alfabetizzazione.
V: E che cosa ha imparato?
M: In quello sulle tecniche agricole ho imparato che la coltivazione di verdura è più semplice e veloce di quella dei cereali, e possono essere raccolti più volte l’anno. In quello sull’alfabetizzazione mi hanno insegnato a fare qualche conto. Mi è utile per quando devo pagare l’affitto.
V: Ma è meraviglioso.
M: Sì dada. Se continuo così, alla fine del prossimo ciclo magari saprò anche leggere e scrivere!

N.B.: Come parte integrante del programma contro le violenze sessuali in Nord e Sud Kivu, la mia organizzazione sostiene 36 gruppi di donne locali. Il sostegno consiste in incontri regolari per offrire consigli sulle attività d organizzare, l’erogazione di piccoli fondi per l’acquisto comune di bestiame o pezzi di terra, l’organizzazione di corsi di vario genere e l’educazione su tipi, cause e conseguenze delle violenze sessuali, compreso l’accesso a servizi medici, legai e psicosociali sul territorio.

1 commento:

  1. ...non è che l'ho letto ora per la prima volta, è che per una storia così le parole non sono facilissime da trovare.

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