giovedì 16 dicembre 2010

Esportare democrazia

Ragazza che si iscrive alle elezioni
La mia organizzazione sta implementando il progetto piu' grande che sia mai stato realizzato in Congo. Si tratta di un progetto di governance. Il suo obiettivo e' di formare una mentalita' democratica nella popolazione a partire dal basso.
 
In termini molto semplici, si tratta di questo. Noi scegliamo alcune centinaia di villaggi in varie zone del Congo. Organizziamo l'elezione di speciali comitati di villaggio che saranno responsabili per l'esecuzione del progetto. Diamo loro dei soldi da utilizzare come vogliono, a condizione che le priorita' siano decise in consultazione con il resto della popolazione. I soldi vengono spesi pe realizzare cio' di cui il villaggio ha piu' bisogno (una scuola, una strada, accesso all'acqua potabile...). Durante tutto il percorso la popolazione e' responsabile di seguire come i soldi vengono spesi.

Il bello di questo progetto e' che non solo questi centinaia di villaggi si troveranno arricchiti di scuole e strade. Ma in questo modo si dovrebbe anche introdurre il concetto di elezioni democratiche, di responsabilita' politica, del diritto al controllo da parte della popolazione di cio' che viene fatto con le risorse comuni. Diminuendo cosi' il livello di corruzione, di potere assoluto dei capi tradizionali, di ruberia automatica dei fondi pubblici.

Questo, ovviamente, in teoria. Dobbiamo ancora capire se il progetto funzionera', e come, e quanto. Per questo una prestigiosa universita' americana e' stata invitata far parte del programma per verificare in modo scientifico e rigoroso gli effetti di quest'intervento. E qui si apre il terreno delle dispute. Cosa e' etico e cosa non e' etico fare in una ricerca scientifica su gruppi umani?
Elezioni in villaggio organizate da noi
I ricercatori hanno pensato di cambiare alcune variabili del progetto da villaggio a villaggio, per vedere le differenze nei risultati a livello locale. Per esempio, al posto che organizzare ovunque elezioni democratiche per i comitati di gestione dei fondi, in alcuni casi si proporra' alla comunita' di "scegliere i propri rappresentati" autonomamente, il che in pratica significa dare carta bianca ai capi villaggio tradizionali. L'idea di fondo e' cercare di capire se il progetto funziona meglio se si crea in modo perfettamente democratico un comitato nuovo, o se invece risulta piu' efficiente usare le istituzioni di villaggio che gia' esistono e gia' hanno il rispetto popolare, anche se non sono democratiche.

C'e' chi dice che rinforzare il modello anti-democratico e' profondamente anti-etico. Il programma e' stato realizzato a partire da decenni di studi comparati di pratiche umanitarie e di sviluppo, e sappiamo per esperienza che la creazione di comitati democratici e' l'unico modo per aprire la strada verso la formazione di una vera mentalita' di gestione comune e responsabile della cosa pubblica. Sperimentazioni in questo campo non sono che un trastullo intellettuale che non tiene conto degli effetti sulle vite delle persone.

Altri dicono che good intentions are not enough. Idealismi a parte, non sappiamo cosa funziona meglio finche' non lo si sperimenta. Le esperienze di "best practice" umanitarie sono impregnate da miti, da assumptions che non son mai appurate scientificamente. E' proprio vero che esportare la democrazia in stile puramente occidentale porta i risultati migliori in termine di benessere della popolazione? Siamo davvero certi che non sia piu' facile introdurre il concetto di "accountability" rispetto a un'autorita' tradizionale che e' gia' riconosciuta come tale, invece di crearne una nuova con il rischio che si dissolva appena i soldi finiscono?

Questo e' il dilemma, ed e' ancora aperto.

Nessun commento:

Posta un commento