domenica 15 agosto 2010

Les vieux riches

Qui a Goma esiste un gruppo di neo-colonizzatori. Erano tutti in prima fila, venerdì sera, in un tavolo riservato apposta per loro al Coco Jambo. Il Coco è il locale di riferimento della città, dove ci si ammazza di ballo fino al mattino quando non ci sono feste private. Venerdì c'era un concerto jazz dal vivo, incredibile ma vero. Per l'occasione si è presentata tutta Goma, un raduno senza precedenti. Parlo della Goma bianca, ovviamente, più le prostitute. C'eravamo tutti, ONU, ONG, consultenti, militari. E tra noi circensi dell'umanitario c'era anche questa famiglia, una tavolata da venti, gli unici con la tovaglia. Con le loro camicie bianche, i bicchieri di vino. C'erano tutte le generazioni, in puro stile patriarcale.

La maggior parte li conosco di vista, o poco più. Sono i proprietari dei ristoranti, dei negozi, delle imprese più importanti della città. Non sono affaristi rampanti come i libanesi, che si sposano fra loro, lavorano come pazzi e accumulano miliardi con i supermercati e i ristoranti a basso costo. Questi sono discendenti Belgi, tutti mezzi mulatti, con appezzamenti di terreno e tenute e aziende sconfinate. Sono loro che possiedono le ville dove si fanno le feste più estreme. Quella con la piscina riscaldata e il giardino progettato da un architetto di esterni. Quella di quella domenica pomeriggio in cui mi sembrava di essere in un video musicale, in cui si aprivano casse di champagne come fosse coca-cola.

Sono i discendenti dei coloni, rimasti qui come se l'indipendenza non fosse mai avvenuta. Hanno mantenuto i loro terreni a Masisi, con famiglie locali che ci vivono dentro, coltivando lotti di terreno che non gli appartengono. La nuova versione del feudalesimo. Sono i padroni della città, la gente li riconosce a vista, non pagano nemmeno nei bar. Vanno dietro al bancone e si servono da soli. Non sarebbe difficile, entrare nel loro gruppo. Beneficiare del loro potere, del loro lusso. Frequentare questi congolesi ricchi sfondati, piuttosto che i folletti umanitari che cambiano casa ogni sei mesi. Ascoltarli mentre parlano di come gestiscono gli affari. Del fatto che devono prendere l'elicottero per vedere come vanno le cose alla miniera.

Quanto sangue hanno, sulle loro mani, questi ragazzi così belli, così ricchi? E quanto continuo a farli arricchire, io, semplicemente stando qui? Io che uso le automobili vendute da loro, che affitto le loro case sul lago, che vado a prendere l'aperitivo il mercoledì sera nell'hotel dei loro genitori? Quanto contribuisco allo status quo, io che ci ballo assieme la sera, e mi faccio offrire da bere?

1 commento:

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