B e' appena entrato in cucina, ridendo. "Things are getting hot, girls. Hanno sparato sull'ambulanza."
"Che cosa?" Chiedo io distrattamente, mettendo il piatto nel microonde.
"Hanno sparato!", continua ridendo. "Sulla nostra ambulanza, quella di Rutshuru. Era sul terreno, come sempre, portava una in ospedale. Tra l'altro una che stava perdendo sangue. E boom!, gli spari. Things are getting soooo hot out there".
Io sono un po' confusa. Mi sembra che non ci sia continuita' tra quello che dice e il modo in cui si comporta. Poi, all'improvviso, capisco. "La tua e' una risata isterica, mi pare".
Lui non mi da retta, e contionua a parlare. "Hanno sparato, capite? E l'autista e' uscito dalla macchina e si e' nascosto tra i cespugli, lasciando la donna sanguinane dentro.".
"L'autista era un membro del nostro staff?", chiede H, pragmatica come sempre.
"No."
"Ah, beh. Meno male."
"Ma e' ferito?", chiedo io.
"No, no, e' solo scappato. Solo che la poveraccia e' rimasta dentro. Adesso stiamo chiamando la MONUSCO perche' vada a vedere e faccia qualcosa."
Io mi sento d'un tratto a disagio. Non mi piace il modo in cui parlano della poveraccia. E' uno dei nostri beneficiari, accidenti.
Guardo B e H, entrambi visibilmente eccitati dalla storia. Lo so che loro non sono persone insensibili, tutt'altro. Che e' naturale, dopo tanto tempo, prendere distacco dalle cose. Non si puo' essere emotivi su tutto, se no non se ne viene piu' fuori.
Suona il timer, la mia zuppa e' calda.
"Ma chi e' che ha sparato?", riprende H, dopo qualche secondo di silenzio.
"Non si sa", dice B. "I soliti. Sono zone con ribelli. Magari volevano soldi."
"Certo che sparare sull'ambulanza...", dico io sottovoce, quasi tra me e me. Il piatto scotta, devo prenderlo con la pattina.
"Beh, dall'esterno sembra una macchina normale, bianca, da ONG. E c'e' pure il nostro logo sopra".
"Ma e' un attacco politico?", chiede ancora H.
"No, propbabilmente no, ma a questo punto non si puo' escludere nulla", dice B, all'improvviso indossando la sua voce professionale. E poi scoppia a ridere, di nuovo. "Ma ci credete? Il capo di Kinshasa sta adorando questa storia. Vuole essere tenuto al corrente minuto per minuto.".
"Beh, si', l'atmosfera si sta certamente riscaldando. Di certo non ci si annoia.", concludo io con nonchalance. Devo dire che l'episodio intriga anche me, in un certo qual modo. "Mi passi il pepe, per cortesia?".
B me lo passa, facendomi un sorrso.
E' sempre gentile nei piccoli gesti, penso io sorridendogli di rimando.
Poi lui fa per uscire dalla stanza, e proprio nel momento in cui tocca la maniglia, decide di voltarsi per dirci un'ultima cosa. Un'ultima cosa che mi fa pensare che c'e' qualcosa di eccessivo, in questo cinismo. Di spaventoso. Che stiamo diventando persone peggiori, con questo lavoro da umanitari. Le sue parole ancora mi rimbombano in testa.
"E poi, ragazze", dice sfoderando il piu' glorioso dei suoi sorrisi. "Vi immaginate che effetto fa una storia cosi' sui donatori? La sparatoria sull'ambulanza vende, eccome se vende. Statene sicure".
giovedì 19 agosto 2010
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