E ora la seconda parte di amarezza. L'altro giorno uno dei nostri donatori ha organizzato una visita in Sud Kivu per parlare dei nostri programmi, e oggi verranno qui da noi a Goma. Normalmente le visite dei donatori sono di cortesia, o di affari. Questa e' una visita di offesa. In Sud Kivu e' stato un disastro. Sono arrivati in tre, due tecnici e un giornalista, e hanno sfoderato un'arroganza senza pari. Hanno umiliato i miei colleghi, dicendo loro che non erano abbastanza senior per riceverli. Che la visita non ha avuto abbastanza gravitas. Che erano troppo giovani per il loro lavoro. Hanno minacciato di tagliarci i fondi. Una delle nostre migliori manager e' stata talmente toccata da queste offese che e' scoppiata a piangere. Ma che cosa si aspettano? Non lo sanno che siamo tutti giovani, qui? Che ci sono solo posizioni non accomagnate, nel Congo dell'Est? Che chi ha un'eta da marmocchi non viene a vivere in questa parte di mondo?
E inoltre questi cretini - si', ho scritto cretini - hanno detto che: a) loro sanno tutto del Congo e della violenza sulle donne, quindi hanno bisogno di un meeting tecnico e di altro livello; b) che col giornalista volevano intervistare una vittima di violenza sessuale. Non so nemmeno da che parte cominciare a commentare. Primo, chi si credono di essere. Secondo, anche l'ultimo arrivato in questo mestiere sa che la regola numero uno del lavoro con le vittime di violenza sessuale e' quella di mantenerne la confidenzialita', non esporle al pubblico, e non approcciarle senza uno psicologo. Figuriamoci con una macchina da presa. La direttrice del programma ha detto che la loro richiesta era voyeristica. Forse non il massimo della diplomazia, ma aveva una sacrosanta ragione.
Oggi verranno qui a Goma, e come ci si puo' immaginare c'e' una tensione che si taglia a fette. Il mio capo mi ha detto che io non potro' partecipare alla riunione come previsto, perche' ha ricevuto la direttiva di mantenere il meeting a piu' alto livello possibile, senza persone junior, senza grants, solo lui e la coordinatrice. Lui stesso ha paura di essere troppo junior, credo, visto che ha pochi anni piu' di me. E vada. Pero' non ci ho visto piu' quando mi ha detto che noi altri dovremo mangiare in soggiorno, mentre loro due staranno coi donatori in riva al lago per continuare il briefing durante il pranzo. Fatemi capire. Mi devo nascondere in casa mia? Devo mangiare in una sala separata? Ma dove abbiamo messo la nostra dignita'?
Glel'ho detto, che lo trovavo incredibilmente offensivo. Che se proprio si deve agire in questo modo, voglio che nel pacchetto di commenti che manderemo a NY sia citata anche la mia indignazione rispetto a questo dettaglio del pranzo. Dopo avermi parlato, lui ha mandato una mail a tutti spiegando che si tratta di una situazione delicata, che chiede la nostra collaborazione. Certamente collaboreremo, ma io non voglio strisciare davanti a nessuno.
mercoledì 14 luglio 2010
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